Licata e l’oro giallo: la storia dimenticata della Miniera di Passarello

Licata e l’oro giallo: la storia dimenticata della Miniera di Passarello

Per oltre un secolo lo zolfo ha inciso profondamente sull’economia siciliana, trasformando Licata in un porto strategico per l’esportazione del minerale verso l’Europa e il mondo. Nell’Ottocento, il Porto di Licata era costantemente animato da navi mercantili pronte a caricare il materiale estratto dalle solfare dell’entroterra agrigentino e licatese.
Tra queste, la Miniera di Passarello, situata tra Licata e Campobello, fu uno dei poli estrattivi più attivi e rappresentativi della storia industriale cittadina.
L’attività iniziò tra il 1830 e il 1838, nel pieno boom dello zolfo nell’Agrigentino, e continuò per più di 100 anni, contribuendo allo sviluppo economico locale.

I lavoratori e le mansioni

Nei periodi di massima produzione (tra fine ’800 e primi del ’900), la miniera impiegava 80–150 operai, ridotti poi a 50–70 negli anni del declino (’50–’60).
Le figure principali del ciclo produttivo erano:

  • Carusi (lavoro minorile nelle gallerie)
  • Minatori e picconieri
  • Baddaturi, addetti al carico dei sacchi
  • Carrettieri per il trasporto verso il porto
  • Fornaciai dei calcaroni o dei forni Gill
  • Tecnici, capimastri e guardiani

Il declino e la chiusura

La crisi del settore zolfifero negli anni ’50, l’arrivo dello zolfo sintetico e la concorrenza internazionale portarono alla chiusura definitiva tra il 1962 e il 1965. Le cause principali furono il calo della domanda di zolfo naturale e i costi di estrazione ormai insostenibili.

Il mito delle scorie radioattive e le leggende

Decenni dopo l’abbandono del sito, circolò la voce che nei cunicoli fossero state nascoste scorie radioattive o rifiuti tossici. Nel 2015 i controlli ufficiali ne decretarono però la smentita: nessuna radioattività anomala, nessun deposito illecito, nessuna scoria rinvenuta.
Il luogo, tuttavia, aveva già alimentato storie popolari, come:

  • Tra i racconti popolari, diffusi soprattutto tra i pastori, si parla di una luce che di notte veniva vista muoversi all’ingresso della miniera. Secondo le credenze si tratta dello spirito di un minatore morto. Si narra di passi, colpi di pietra e rumori di catene, suggestioni probabilmente legate al vento o animali. Si dice anche che le gallerie fossero profonde anche 80 metri e che all’interno si trovassero monete e oro, sotterrati dai caporali prima della chiusura.

Curiosità

  • Alcuni carusi dormivano in miniera per i turni massacranti
  • Il trasporto verso il porto richiedeva ore di viaggio su sterrato
  • Lo zolfo siciliano era ritenuto il migliore d’Europa
  • Veniva usato per fiammiferi, polvere da sparo, chimica, tessile e disinfezione agricola
  • L’odore dello zolfo restava addosso per giorni ai lavoratori

La memoria del luogo

Oggi la Miniera di Passarello non è solo un sito dismesso: è un pezzo identitario della storia industriale di Licata, scolpito nel territorio e nella memoria delle famiglie. Raccontarla significa dare voce e dignità a chi ha lavorato laggiù e non lasciare che questa pagina venga dimenticata.

 

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