Ci sono soggetti che la mafia la combattono a parole. Ci sono invece quelli che la mafia la combattono per davvero, pagando anche con la vita.
Pio La Torre era un siciliano, uno di quelli di cui andare fieri, perché, tra le sue mille battaglie, quella alla mafia era ai primi posti.
Nato nei pressi di Palermo il 24 dicembre 1927, sin da giovane si è battuto per i più deboli, lottando a fianco dei contadini, finendo anche in carcere. Aderisce al Partito Comunista Italiano, viene eletto consigliere comunale a Palermo.
Nel corso degli anni ricopre importanti ruoli, viene eletto deputato regionale nel 1963, le sue capacità vengono notate da Enrico Berlinguer che lo fa entrare nella Segreteria nazionale del partito. L’agricoltura continua ad essere il suo cavallo di battaglia, promuovendo leggi a sostegno dei contadini. Tra le sue principali battaglie quella contro la base missilistica di Comiso, dove oggi sorge l’aeroporto a lui intitolato. Inizia anche ad occuparsi di contrasto alla mafia, promuovendo la legge che introduceva il reato di associazione mafiosa. È anche componente della Commission Parlamentare Antimafia, non esita d indicare nomi di soggetti politici legati alle cosche. Denuncia inoltre le speculazioni edilizie che, soprattutto con il “sacco di Palermo” distruggono un consistente patrimonio culturale e artistico.
Un percorso che non lascia indifferenti le cosche mafiose che, il 30 aprile 1982, lo uccidono insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Al suo funerale partecipano più di centomila persone, tra cui Enrico Berlinguer, figura di rilievo dell’intera politica italiana ed internazionale.
A Pio La Torre si deve l’omonima legge che, oltre al reato di associazione mafiosa, prevede anche la confisca dei beni ai mafiosi, strumento nato per contrastare la potenza economica della criminalità.
Noi oggi lo ricordiamo, a 37 anni dal suo omicidio, come una brava persona, un bravo politico e, soprattutto, un siciliano di cui essere fieri.