Di Luca Castrogiovanni.
Nel 2015 ho creato questo sito.
In più di tre anni non ho mai trattato di politica, quantomeno in questo posto, perché licatainrete.it è un’altra cosa.
In realtà non lo sto facendo nemmeno adesso, non sono stati problemi politici quelli di domenica scorsa durante l’azione contro la lega; io li definirei più morali.
Se oggi mi vedo costretto a farlo è in virtù di queste vicende personali, e sicuramente, è questo il posto dove meglio posso raccontarle.
Qui vi racconterò la mia versione dei fatti, smentendo il comunicato (quantomeno la parte che mi/ci riguarda), della locale sezione della lega.
Dicevamo motivi morali, forse più di coscienza, perché nonostante non abbia mai negato la mia contrapposizione alle idee leghiste, l’azione di domenica aveva tutta un’altra valenza, non c’entrava la politica, era a difesa della mia sicilianità.
Ho contestato, abbiamo contestato perché in realtà c’erano con me altre persone, l’appoggio ad una persona, Salvini, che per oltre vent’anni ha insultato la mia terra, la mia identità, la mia cultura. Ha insultato la Sicilia e i siciliani.
Perché nei cartelli mostrati a chi raccoglieva firme, c’erano scritti alcuni degli insulti rivolti ai meridionali da Salvini:
“Carrozze del tram riservate a soli milanesi”, “Padania is not Italy”, “Blocchiamo l’esodo dei professori precari dal sud verso il nord”. Certo, non solo Salvini.
Dai ministri con le e-mail “terronigohome”, a chi inneggia all’Etna o al Vesuvio che ci possano lavare con la lava.
Immaginate quante ne possono aver dette in più di vent’anni? Sul web c’è un vasto campionario.
Domenica scorsa, mentre (con il sorriso) mostravamo i cartelli, non abbiamo minacciato nessuno, semmai è successo l’esatto contrario. Le minacce le abbiamo ricevute domenica mattina, gli insulti li abbiamo ricevuti nei comunicati stampa e sono continuati sui social. Tranquilli, sarei uno sprovveduto a fare certe affermazioni senza avere le prove (e non parole).
Non sono stati i carabinieri a fermarci perché non avevamo le autorizzazioni, come sostiene il comunicato della lega; di autorizzazioni non ne servivano, stavamo camminando, questo ancora si può fare. Siamo stati noi ad andare via, soddisfatti della nostra azione. Talmente soddisfatti che eravamo seduti al bar, quando al gazebo arrivano i carabinieri e, vedendomi indicato, vado verso di loro. Potevo già essere andato via, di certo non sarei stato considerato un latitante. Ho dato i miei documenti, anche gli altri lo hanno fatto, prassi visto che sono stati chiamati ad intervenire.
Al momento non ho ricevuto nessun invito a comparire davanti a qualche giudice, e non è nemmeno previsto a quanto pare, a meno che non ci sia qualcuno che decida di denunciarmi.
Certo, denunciarmi per avere difeso le mie origini? Il mio essere siciliano?
Denunciarmi perché abbiamo esposto dei cartelli dove è vero che c’erano insulti, ma di Salvini verso i meridionali?
Non sono un politico, non cerco voti, non appartengo a nessuno schieramento.
Sono siciliano. E me ne vanto!
Non essendo un gruppo organizzato ma singoli “facinorosi” (cit.), le parole qui riportate sono assolutamente personali, per cui me ne assumo la completa responsabilità.