Correva l’anno 1976, è fine ottobre e la città si ritrova sommersa da un’ondata di fango e detriti dovuti alla piena del fiume Salso. Non è certo la prima, anzi il bilancio, se pur con incenti danni all’economia, risparmia vite umane.
È successo nel dicembre 1915, allora furono 100 i morti. È successo nel 1930 e due anni dopo, quando l’ennesima alluvione distrusse i raccolti delle campagne. È successo in anni più recenti, e di certo non è solo colpa della natura.
<Non è dunque la natura> – si legge nell’articolo de L’Unità – <ad avere la sola responsabilità di questo disastro. Essa sta, invece, soprattutto nell imprevidenza e nella colpevole incuria di chi al governo avrebbe avuto gli strumenti per programmare un nuovo svilupo basato sullo sfruttamento razionale ed integrale delle risorse e, in primo luogo, dell’acqua, tradizionale priorità delle priorità, rivendicata dalle lotte delle popolazioni di questa zona>.
“Sete e alluvione tragico binomio a Licata”; titolava così l’articolo dell’Unità dedicato alle vicende licatesi.
Una città balzata in quegli anni alle cronache soprattutto per le proteste dovute alla cronica mancanza di acqua, al declino economico dovuto alla dismissione di fabbriche ed infrastrutture che nei decenni precedenti avevano contribuito allo sviluppo della città. Licata è balzata alle cronache per le proteste di piazza, per l’uccisione di Vincenzo Napoli durante una manifestazione.
Strano il destino di una città che ha sete ma che con l’arrivo della pioggia teme il verificarsi di disastri.
L’alluvione del 1976, pur non avendo fatto vittime, si trascina un bilancio quasi apocalittico: oltre un centinaio le famiglie che hanno perso le loro case nei quartieri “Africano” e “Marina”. Decine e decine gli ettari di terreno sconvolti dal nubifragio, serre scoperchiate e tanti negozi del centrale corso Vittorio Emanuele e di tutto il centro storico alle prese con l’invasione di fango e detriti. La stima dei danni ammonta a circa un miliardo di lire, soldi che probabilmente non sono mai stati restituiti agli aventi diritto o che non sono mai stati utilizzati per i fini per cui sono stati stanziati.
Ne è testimonianza, come si legge nell’articolo <la legge speciale su Licata e Palma, varata nel 1962, sull’onda delle lotte popolari dell’opinione pubblica per le indicibili condizioni di vita di questo angolo di Sicilia, che s’è risolta quasi in un nulla di fatto>.
Un popolo, quello licatese, che evidentemente non è in grado di imparare dagli errori commessi in passato, visto che certi disastri continuano a ripetersi e che certe problematiche, come quella della mancanza di acqua, a distanza di decenni continuano ad essere tristemente attuali.