I recentissimi fatti riferiti al clima hanno acceso i riflettori sul “nostro” fiume Salso.
Del Salso abbiamo già parlato, sottolineandone anche l’importanza storica.
In passato era un via di comunicazione per l’interno della Sicilia, oltre ad essere confine naturale (siamo intorno al 1000 a.C.) tra le popolazioni dei Siculi e Sicani stanziate sull’isola.
Nel 212 a.C., in seguito all’assedio di Siracusa (iniziato qualche anno prima), ripresero le battaglie tra Romani e Cartaginesi, decisiva fu quella che si disputò lungo il Salso.
La battaglia scaturì dalla fuga dei comandanti Epicide e Annone, rinchiusi tra le mura di Agrigento ma che usciti dalla città posero il campo presso il fiume Imera. La conseguenza fu la furia di Marcello; il proconsole mosse l’esercito posizionandolo a circa 21 chilometri dalle linee nemiche.
Le linee cartaginesi erano capitanate dal condottiero Muttine, ma dopo un primo attacco viene chiamato per fronteggiare una ribellione nei pressi di Eraclea Minoa. Evento che portò un vantaggio ai Romani, anche perché parte della cavallerie nemica decise di attraversare il fiume per consegnarsi nelle loro mani ed evitare la battaglia. Per i Cartaginesi, già senza il loro condottiero e senza parte della cavalleria, fu quasi resa, infatti dopo il primo attacco Romano molti soldati preferirono fuggire e rifugiarsi altrove. Ciò nonostante i Romani uccisero molti nemici, oltre 6 mila furono fatti prigionieri insieme ad 8 elefanti.
Quella dell’Imera viene ricordata come l’ultima battaglia di Marcello in Sicilia, subito dopo fece ritorno a Roma per celebrare il trionfo.
Fonte Wikipedia