40 anni di Bar Sport. E non sentirli.
Non li sente sicuramente Stefano Benni, autore del celebre libro. Non li sentono i suoi lettori che, quarant’anni dopo, nell’era del 2.0, raccontano il loro “bar sport”, ormai prototipo surreale dei bar, soprattutto quelli di provincia.
Lo ha fatto Ilaria partecipando al concorso indetto da Repubblica raccontando il suo #barsport.
“Nell’era geologica del Trippadvisorico, in cui bar e ristoranti sfuggono all’estinzione grazie al meticoloso lavoro di recensione da parte di ritrovati critici dalla compassione più o meno magnanima, un minuscolo bar di provincia geolocalizzato a Licata è riuscito nell’eroica impresa di trasformare il prototipo di Bar Sport in un punto di ritrovo per giovani avventori.
L’American Bar è un luogo amabilmente democratico in cui il divario tra i ceti sociali si assottiglia di tavolo in tavolo, con fricchettoni e impettiti mirabilmente amalgamati tra birre inflazionate e visionari cocktailmulticolor.
L’estate prende corpo alla prima granita ai gelsi, i classici cornetti dalle sempreverdi farciture si affiancano a croissant di tendenza integrali ai 5-10-100 cereali per i più esigenti spiriti ipocalorici.
Tra vari ziiTotò, Peppe e Lillo, fedelissimi del caffè e della rassegna stampa mattutina, Lucastro,Chiara, Rita, Giuseppe e Salvo “Bellaccio”, l’American è la nostra allegra seconda casa”.
Be tra i vari zii vi siete scordati il più importante u zii Binnardu che insieme o zii Totò hanno fatto la storia dell’american