Il più delle volte se ne sta li, calmo e quasi indifferente all’ambiente che lo circonda.
Il fiume Salso è stato invece fondamentale nello sviluppo di Licata.
Punto di approdo per le flotte che solcando il Mediterraneo da qui si addentravano nel cuore della Sicilia, fattore determinante per lo sviluppo delle prime comunità già nel III secolo avanti Cristo.
Il fiume Salso con i suoi 144 chilometri è, per lunghezza, il principale corso d’acqua della Sicilia; nasce sulle Madonie a circa 1600 metri di altezza, attraversa tre province: Enna, Caltanissetta e Licata, dove sfocia.
La portata d’acqua è scostante; quasi in secca durante la stagione estiva, è nei mesi invernali che raccogliendo le acque piovane raggiunge il massimo della sua portata.
Il nome Salso è dovuto alla presenza di sali nelle acque, raccolti dai giacimenti che si trovano lungo il suo percorso; non è infatti l’unico “Salso” in Sicilia, per differenziarlo infatti viene indicato come Imera Meridionale.
Un fiume che nel corso dei millenni ha ovviamente subito parecchi cambiamenti; ormai inesistente il vecchio ramo che dalla piana giungeva fino a Mollarella, oggi se ne conserva qualche traccia nel “canalone” che durante l’inverno raccoglie le acque piovane, che diventa “valvola di sfogo” nel caso di alluvioni, così come successo nel 1991 quando la parte pianeggiante della zona fu interamente sommersa.
Ormai memoria storica l’alluvione dei primi del ‘900 con il drammatico bilancio di oltre 100 vittime causate dalla curiosità di ammirare dal ponte lo scorrere impetuoso delle acque; il cedimento della struttura, costruita in legno, causò il disastro.
Il Salso è esondato ancora negli anni ’70 causando l’allagamento soprattutto dei quartieri adiacenti il fiume e le vie del centro storico.
La mano dell’uomo a contribuito a distruggere l’habitat naturale del fiume; ormai nulla la presenza di pesci, gravi danni ha subito soprattutto la foce, punto di approdo per diverse specie di uccelli che utilizzavano la zona come sosta durante le migrazioni.
Nei primi anni del 2000 era stato creato un osservatorio avio-faunistico gestito dalla locale sezione del WWF, oggi chiuso a causa delle mutate condizioni, dovute soprattutto alla cementificazione della zona.
Il malfunzionamento del depuratore che sorge sulla foce, l’ormai imprescindibile inciviltà di nostri concittadini hanno contribuito a rendere degradata l’area, gli scarichi abusivi e gli sversamenti anche industriali che il Salso raccoglie lungo il suo percorso lo rendono fortemente inquinato.
Quella del recupero sarebbe un’azione prioritaria, un Salso in salute potrebbe portare benefici alla comunità, come ad esempio lo sviluppo di alcune tipologie di sport, oltre che l’istituzione di percorsi naturalistici, ma soprattutto la tutela della sua salute e di quella dei cittadini.
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