Un cibo dalle origini antichissime, conosciuto in Sicilia già durante l’epoca dei Romani.
La coltivazione delle fave sono infatti diffuse da tantissimo tempo nell’isola, molto utilizzate sia secche che appena raccolte, e ne fanno un piatto tradizionale della cucina regionale.
Il macco in realtà sembra essere nato nell’agrigentino, molto diffuso anche a Licata.
Considerato piatto della cucina povera siciliana, oggi è stato inserito nella lista dei prodotti agroalimenti tradizionali italiani.
Il nome “maccu” sembra derivare dal latino, che ha appunto il significato di “schiacciare”. Di una pietanza a base di fave schiacciate parla anche Aristofane, siamo nel 450 a.C., le fave arrivano però in Sicilia già nel 5000 a.C., divenendo poi il piatto per eccellenza delle classi meno abbienti.
Come spesso accade, alle feste religiose viene spesso associato un piatto, “a pasta cu maccu” lo è di San Giuseppe. Se in città come Ramacca, in provincia di Catania, il 19 marzo si imbandiscono le tavolate con prodotti a base di fave, anche nella nostra Licata questa pietanza veniva molto preparata in occasione di questa festa.
Il macco è dunque una crema di fave, per ottenerla ci sono vari metodi: si possono infatti usare sia fave secche che verdi (a marzo iniziano ad essere pronte per il raccolto).
La preparazione del macco ha dunque diverse modalità: nel caso di quelle secche alcuni le lasciano in acqua già la sera prima (potrebbero però essere sufficienti anche un paio di ore). La cottura è preferibile che avvenga lentamente (anche alcune ore), a discrezione può essere aggiunto finocchietto selvatico, alcuni optano per un soffritto di cipolle. Importane, durante la cottura, è schiacciare le fave, in modo da ottenere la poltiglia. Aggiungere il sale, poi opzionale pepe nero e formaggio.
Gli ingredienti sono dunque: fave (secche o verdi), sale, olio d’oliva, finocchietto selvatico.
Fonti:
wikipedia.org
http://siciliastoriaemito.altervista.org
Fonte foto: https://acicastelloonline.wordpress.com