Cari licatesi: le rivoluzioni facciamole in piazza, non su Facebook

Foto del panorama di Licata dal Faro

Cari licatesi: le rivoluzioni facciamole in piazza, non su Facebook

Di Lucastro

Ho sempre sostenuto che la tecnologia e il web siano un bene prezioso, sono poi le persone, semmai, a farne un utilizzo sbagliato o dannoso.
È successo con le più grandi innovazioni tecnologiche, succede troppo spesso anche sui Social.
Quotidianamente, dopo aver pubblicato un articolo che riguarda Licata, appare l’inevitabile foto di rito di cassonetti colmi e spazzatura per strada, gli inevitabili commenti di gente stanca, che forse veramente vuole una città più vivibile. Ne sono consapevole.
 




 
Rincaro anzi la dose. A Licata manca l’acqua, abbiamo avuto un ponte chiuso più di 3 anni. Hanno ridotto all’osso un ospedale coi cazzi, i randagi, un elevato tasso di mortalità dovuto ai tumori. Non ci manca niente, c’è pure la mafia, il clientelismo. Dimenticavo il rischio trivelle. Tutte cose che però non possono essere immortalate con una foto.
Eppure le so.
So pure che anni di impegno e battaglie in piazza, vedi comitato contro le trivelle, hanno contribuito a fermare quello contro cui ci battevamo. Hanno portato ad un risultato straordinario di oltre 9 mila licatesi andati a votare per coscienza, per difendere il bene comune. So di associazioni che combattono la mafia, di gente scesa in piazza per reclamare l’acqua. Gente che, sempre per l’acqua, è morta durante una manifestazione.
So di gente che pubblica foto della munnizza, e poi magari quando mi vede in piazza a protestare mi guarda con sdegno. Ma io credo che siano le piazze i luoghi indicati per far sentire la propria voce. Oggi abbiamo l’esempio della sedicenne Greta, che grazie alla sua caparbietà è riuscita a portare nelle piazze di tutto il mondo milioni di persone. 
I problemi non si risolvono indignandosi sui social, ma essendo parte attiva; i social devono essere, semmai, un luogo dove organizzarsi, postare quello che si fa, senza limitarsi alla sola critica, perché così non è costruttiva. 

Licata è un luogo problematico, probabilmente come altri.
Mi rendo però conto che i problemi non si risolvono con la bacchetta magica. O con una foto su Facebook.
Io cerco di fare il mio: comportarmi bene e rispettare il posto dove vivo.
Poi provo pure a cercare di valorizzarlo questo posto che, credetemi, è più bello di quanto possiate immaginare.
Intanto (permettetemi) faccio qualcosa. E non pubblico foto della munnizza.

In fondo ho sempre pensato che:
“La prima rivoluzione devi farla dentro di te” (Che Guevara).

One thought on “Cari licatesi: le rivoluzioni facciamole in piazza, non su Facebook

  1. Concordo. Io non vivo più a Licata da molti anni. Spero in una, cento mille mobilitazioni dei cittadini contro tutti i problemi che hai citato. Solo cittadini onesti, vigili e gelosi del proprio territorio meritano rispetto gli altri sono solo ignoranti che non capiscono nemmeno che gli stanno rubando il futuro

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