Probabilmente molti lo rimpiangeranno.
E chissà quante persone, in questo preciso momento, stanno rimpiangendo l’averlo disertato.
Correva l’anno 1982, in una calda notte d’estate il Dino Liotta, ancora in terra battuta, ospita uno dei principali interpreti della musica italiana: Fabrizio De Andrè.
Un concerto a cui parteciparono diverse centinaia, forse migliaia di persone, alcuni giunti anche da fuori; gente che noi oggi definiamo “privilegiata”. Non certo il pubblico delle grandi occasioni, ma anche nella nostra città Fabrizio aveva tanti estimatori.
De Andrè è sempre stato un artista controverso, sicuramente “non per tutti”.
Un artista che nelle sue canzoni parlava degli ultimi, degli emarginati, che denunciava i massacri subiti dagli indiani d’America, che parlando dei suoi sequestratori diceva: «I veri prigionieri continuano a essere i sequestratori. Tanto è vero che noi siamo usciti e loro sono ancora dentro».
Temi decisamente diversi dalla più tipica “canzonetta” italiana, sicuramente più leggera ed in grado di abbracciare un consenso più ampio.
Eppure, riascoltando oggi le canzoni di quel concerto sarebbero in tantissimi a cantarle: Bocca di Rosa, La guerra di Piero, Il pescatore, Andrea e Via del Campo. Sono alcuni dei brani portati in giro durante L’Indiano – Tour, evento durato due anni con tappe in tutta Italia e Europa. Tour da cui poi è stato tratto l’omonimo doppio cd.
Ad accompagnare Fabrizio in tour una band composta da diversi artisti, del resto violini, sax, tastiere erano parte imprescindibile delle sue ballate. Tra gli altri, anche Cristiano, figlio del cantautore genovese.
Probabilmente molti lo rimpiangeranno.
Il primo sono io, ma purtroppo ero troppo piccolo.
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Fonte:
http://www.fabriziodeandre.it/portfolio/lindiano-il-concerto-1981-82/