Una delle più grandi battaglie navali dell’antichità.
Così viene definita la battaglia di Capo Ecnomo (odierno monte Sant’Angelo), nel 256 a. C. tra romani e cartaginesi. Si stima che (anche se non tutti accettano questi numeri) che furono quasi 300 mila gli uomini che si sfidarono su oltre 700 navi.
La prima guerra punica (o guerra di Sicilia, come la definì Polibio, esperto di arte militare) è la conseguenza di tante altre battaglie minori che vedevano contrapposti romani e cartaginesi. Dalla battaglia per terra di Agrigento alle battaglie navali di Lipari, Milazzo, fino a quella di Tindari giusto un anno prima, stabilendo un sostanziale pareggio. La battagli di Capo Ecnomo vede alla fine prevalere la flotta romana, una battaglia vinta grazie e soprattutto alla strategia. I cartaginesi cercarono di accerchiare la flotta romana che però godeva ancora dell’utilizzo del “corvo”, un congegno di abbordaggio che quasi riproduceva le battaglie di terra, dove le legioni romani avevano spesso la meglio. Non essendo riusciti ad accerchiare le navi trasporto romane, subendone anzi l’attacco, i cartaginesi si diedero alla fuga.
Si stima che le perdite romane furono di 24 navi, ben 64 quelle cartaginesi, alcune delle quali furono catturate, sistemate ed inglobate nella flotta. Questa battaglia viene anche ricordata come l’ultima combattuta con il “corvo”, a causa dello svantaggio nella manovrabilità delle navi. I romani, una volta tornati a terra, festeggiarono con premiazioni agli equipaggi per poi riprendere la rotta alla volta dell’Africa.
Fonti: Wikipedia