Chi è stato al Museo di Licata l’avrà sicuramente notata.
Stiamo parlando dell’iscrizione (greca) su una tabella in pietra.
Evidenza archeologica importante, la Kaibel 256 è stata ritrovata nel 1660 da due soldati della guarnigione spagnola, nei pressi dell’attuale via Garibaldi (Monte Sant’Angelo).
Il documento rappresenta la conferma dell’importanza della città e costituisce elemento fondamentale per la tesi della fondazione Geloa. Il decreto reca la celebrazione del Ginnasiarca (maestro della palestra) per il suo meticoloso lavoro per la formazione di 11 efebi (giovinetti) distintisi egregiamente in attività sportive.
Di seguito il racconto della scoperta, trascritto integralmente dal post pubblicato dal Fondo Librario Antico di Licata.
LICATA , 16 APRILE 1660
(***trascrizione integrale del documento tratto dal Serrovira/Avila – Storia di Licata XVII-XVIII-XIX secolo; tutte le abbreviazioni sono state sciolte)
“… “… Fu la sopranotata lapide di questo modo ritrovata. Non cessano i curiosi di cavare(estrarre) giornalmente in molte parti di questo Monte D’Alicata per scoprire, e ritrovare sotto le ceneri e rovine della già destrutta (distrutta) Città di Gela(alcuni la identificano in Licata altri no), alcuna cosa degna, e memorabile come sono medaglie,vasetti cose d’Oro,ed argento, ed altre, quando al 16.del mese di Aprile dell’anno 13(esima) Indizione 1660 giorno di Vennerdì(sic) ad ore 20 dell’Horologio italiano(ora italiana) Giovanni Rivela Alicatese(di Licata) passando vicino della torretta nominata Santa Barbara sotto il Castello S. Angelo, scoprì poco lungi di essa per la parte che riguarda l’Occidente la punta superiore di quella, stando tutto il resto sotto terra. Attese il Rivela con ogni diligenza a cavarla (estrarla) fuori, e vedendo in quella alcuni caratteri, s’accese maggiormente la curiosità a voler sapere che cosa ella fosse. Onde con molto travaglio, e sudore disotterrandola ritrovò essere tabella et inscrittione d’antichissimo Magistero, longa quattro palmi, e due terti(terzi), e larga un palmo, scritta nella forma già detta di caratteri greci. Stimò (reputò) egli, e prudentemente essere cosa di farne stima(valutazione monetaria), e di non lasciarla quella notte all’indiscrettione villanesca(curiosità dei contadini), portandola con l’aggiuto(aiuto) di Emanuele di Filippe(Felipe) spagnuolo, soldato stipendiato del Castello S. Angelo, il quale sovrasta alla detta Torretta di Santa Barbara, nel castello da dove poscia(dopo) sul matino(sic) (verso il mattino) trovai haversi d’ordine di Don Girolamo De Niebes castellano d’ambedue i castelli, portata in questo vicino del Mare(Castel san Giacomo)e mesa(sic) (messa) nel corpo di guardia per stare esposta alla vista d’ognuno e fatta limpia(pulita) d’ogni bruttura s n’estrasse l’esemplare in greco che da(dai) periti in quello idioma(lingua) nella riferita forma si legge..”
Ringraziamo il Fondo Librario Antico per l’eccellente lavoro e l’amico Andrea Incorvaia per alcuni chiarimenti tecnici.
Foto: Fondo Librario Antico